Profilo critico

Gino Frittelli nacque e si formò a Firenze negli ultimi anni dell'Ottocento.
La città cercava allora una sua strada per uscire dalla crisi, economica e d'identità, conseguente alla sua breve e tumultuosa vicenda di capitale della nuova Italia.
Iscrivendosi all'Accademia di Belle Arti fiorentina, dominata allora dalla personalità del grande Fattori, il Frittelli scelse il Corso Speciale di Ornato, sorto per formare gli artefici di quell'artigianato di qualità (decorazioni, terrecotte, bronzi, oreficeria…) che esportava in tutto il mondo lo "stile fiorentino" e la fama di Firenze "patria del bello".
Qui il giovane artista acquisì "mestiere", perfezione "artigianale" nel senso migliore del termine, in sintonia con l'aspirazione del "modernismo" a superare le barriere tra "grande arte" e "arti applicate".
Dal lavoro di decoratore presso la Manifattura di Signa, alle fresche e sinuose forme liberty di cartoline, calendari e riviste, al Quattrocento toscano rivisitato in chiave simbolista-modernista nel graffito di Casa Bertelli, al primitivismo neo-gotico degli stendardi per il Corpus Domini, alla festosa felicità neo rinascimentale dei puttini dipinti per la Cassa di Risparmio di Orvieto: nell'arco di tutto il suo percorso artistico il Frittelli ebbe occasione di operare in ambiti dove arti maggiori e minori convivono e s'intrecciano.
I risultati sorprendono ancora oggi per freschezza, originalità, finezza di segno, armonia compositiva.
Ma Gino Frittelli fu anche un pittore con la P maiuscola, partecipe, almeno finchè visse a Firenze, di un ambiente artistico importante e delle grandi mostre della Società Promotrice.
La sua opera pittorica conservò sempre l'impronta veristica dei macchialioli e non conobbe le evoluzioni e i capovolgimenti stilistici che si riscontrano in molti autori del Novecento.
In tempi di sperimentazioni e di avanguardie, non fu toccato da nessuno dei vari "ismi" che si susseguirono nelle arti figurative dei primi decenni del Novecento, forse anche perché la sua carriera d'insegnante lo portò a vivere in piccole città, lontane dai centri propulsori dell'innovazione.
L'adesione al "vero", appresa durante gli studi e divenuta in lui via via sempre più consapevole, rimase sempre la sua regola.
Nei paesaggi, dipinti quasi sempre en plein air nella campagna toscana e umbra, seppe esprimere il suo intimo bisogno di colore, di ariosità, di luce. Nei ritratti traspare una vivace capacità di cogliere delle persone non solo la somiglianza fisica, ma anche e soprattutto il carattere e la vita interiore.
Gino Frittelli non può certo essere annoverato tra i "grandi"e gli innovatori. Fu tuttavia un buon pittore e un artista genuino, che non merita di essere dimenticato. Oggi si ricomincia a parlare di lui, dopo un lunghissimo silenzio durato almeno 70 anni.


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